Con un notevole allontanamento dalla precedente agenda di politica climatica, la Commissione europea sta ora apportando una correzione di rotta attesa da tempo. Il “Green Deal” di Ursula von der Leyen, un tempo celebrato come un progetto di prestigio, viene notevolmente disinnescato – uno sviluppo che molti esperti economici invocano da tempo.
La fine della camicia di forza verde:
Con il titolo evocativo “Bussola per la competitività”, la Commissione sta pianificando un cambiamento fondamentale di paradigma. Dopo anni di politica climatica ideologicamente guidata, che ha gravato le aziende europee con una vera e propria marea di normative, finalmente si torna ad utilizzare la ragione economica.
"Ripristinare la competitività dell'Europa richiede misure significativamente più globali per ridurre la burocrazia rispetto a prima".
Questa consapevolezza arriva tardi, ma si spera non troppo tardi. Due aziende su tre si vedono fortemente limitate nelle loro decisioni di investimento a causa dell'attuale frenesia normativa: un segnale allarmante per l'Europa come piazza economica.
Sollievo concreto invece di sogni verdi:
La nuova strategia mira a ridurre drasticamente gli oneri burocratici per le imprese. Gli obblighi di rendicontazione verranno ridotti fino al 35%: un passo ormai atteso per alleggerire l'onere soprattutto per le imprese di medie dimensioni. All'ordine del giorno figurano anche la semplificazione delle procedure di approvazione e l'agevolazione dell'accesso ai finanziamenti.
Apertura alla tecnologia invece che ai paraocchi ideologici:
Particolarmente piacevole è l’impegno per la neutralità tecnologica nella lotta contro il cambiamento climatico. Invece di fare affidamento unilateralmente su determinate tecnologie, l’UE ora vuole investire di più in settori orientati al futuro come l’intelligenza artificiale, la biotecnologia e i viaggi spaziali.
Interessi europei al centro:
Con la prevista "preferenza europea" per gli appalti pubblici in settori strategici, la Commissione mostra finalmente una certa forza di fronte alla concorrenza internazionale. Anche i piani di riforma nel settore energetico, che mirano a ridurre i prezzi dell’elettricità, rappresentano un segnale importante per l’Europa come piazza industriale.
Questa correzione di rotta da tempo attesa da parte della Commissione europea fa sperare che il senso della realtà della politica economica riprenda il sopravvento a Bruxelles. Dopo anni di politica climatica guidata dall’ideologia, le persone sembrano aver finalmente capito che solo un’Europa economicamente forte può essere anche un’Europa capace di agire nella politica ambientale.
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