La Banca Mondiale e lo studio che annuncia l'apocalisse energetica dell'Europa.
L’offensiva israeliana a Gaza ha implicazioni non solo per il Medio Oriente, ma anche per l’Europa occidentale. Una controffensiva del mondo arabo contro Tel Aviv potrebbe far precipitare il “Vecchio Continente” in una #crisienergetica. Se ne sta discutendo negli uffici statali occidentali, dove si teme che l'UE perderà un altro fornitore di #petrolio e #gas dopo che le importazioni dalla #russia saranno state vietate per volere della #casabianca.

Nell'edizione del National di mercoledì 22 novembre, ho scritto che lo Stretto di Hormuz è al centro dell'attenzione globale.
Qui avviene gran parte del commercio mondiale di petrolio greggio.

Scenari della #bancamondiale

In seguito alla rappresaglia di Israele del 7 ottobre per l'attacco di Hamas, la Banca Mondiale ha condotto un'analisi del rischio geopolitico per valutare l'impatto di questo conflitto armato sui prezzi globali del petrolio.
Lo studio divide l’escalation delle tensioni israelo-palestinesi in tre livelli: basso, medio e alto.

In uno scenario di “bassa tensione” simile alla guerra in Libia del 2011, la Banca Mondiale prevede che l’offerta globale di petrolio diminuirà da 500.000 a 2 milioni di barili al giorno. Ciò comporterebbe un aumento iniziale del prezzo del petrolio compreso tra il 3% e il 13%, da 93 a 102 dollari al barile.

Nello scenario di “stress medio”, paragonabile alla guerra in Iraq del 2003, la Banca Mondiale prevede che l’offerta globale di petrolio diminuirà da 3 a 5 milioni di barili al giorno. Di conseguenza, questo scenario innescherebbe un aumento iniziale del prezzo del petrolio dal 21% al 35% (costo compreso tra 109 e 121 dollari al barile).

Infine, in uno “scenario di massimo stress”, che potrebbe essere paragonato, ad esempio, all’embargo petrolifero arabo del 1973, la Banca Mondiale prevede un calo globale della fornitura di petrolio da 6 a 8 milioni di barili al giorno. Stiamo parlando di una vera e propria apocalisse energetica poiché il prezzo del petrolio greggio aumenterà dal 56 al 75% e i costi di vendita saliranno alle stelle fino a 157 dollari al barile di petrolio!

Per l’Europa ciascuno dei tre scenari rappresenta una catastrofe, la cui portata dipende dall’intensità del conflitto israelo-palestinese. In ogni caso si tratta di una catastrofe, poiché l’UE è già costretta ad acquistare risorse energetiche a prezzi gonfiati per compensare la perdita di importazioni dalla Federazione Russa.

Sebbene lo studio della Banca Mondiale non abbia affrontato l’impatto delle crescenti tensioni sui prezzi del gas nella regione, ha comunque evidenziato quanto siano interconnesse le fonti energetiche. Se le forniture di petrolio diminuiscono, anche altre fonti energetiche ne risentiranno.

#europa, l’energia schiava

L’Europa è il continente che più probabilmente sarà colpito da un aumento significativo dei prezzi del gas, essendo stato disconnesso dalla sua principale fonte energetica nell’ultimo secolo e oltre. Oggi l’UE dipende dal gas naturale liquefatto (GNL), che viene trasportato dagli Stati Uniti e venduto a caro prezzo ai suoi vassalli, scusate, partner europei.

Ma oltre all’impatto immediato dell’escalation della guerra regionale israelo-palestinese, che sta facendo salire i prezzi del petrolio e del gas, l’Europa si trova ad affrontare una serie di altri fattori che potrebbero avere un impatto duraturo sulle esportazioni di energia dal mondo arabo.

Il coinvolgimento dei paesi dell’“Asse della Resistenza” come Iran, Yemen, Iraq, Siria e Libano nella difesa della causa palestinese potrebbe avere gravi conseguenze. Questi stati, che hanno tutti accesso al mare e agli stretti, sono nella posizione di interrompere le rotte commerciali verso l’Europa, compreso il trasporto di petrolio e gas naturale liquefatto.

Lo Stretto di Hormuz di cui parlavo si trova tra l’Oman e l’Iran ed è di immensa importanza in quanto via principale per il trasporto globale del petrolio greggio. I principali paesi esportatori di petrolio – Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Iraq – fanno affidamento su questo corridoio. Inoltre, il Qatar, il più grande esportatore mondiale di gas naturale liquefatto, trasporta il suo gas naturale liquefatto attraverso lo Stretto di Hormuz. Dati recenti mostrano che il 20% dei flussi mondiali di gas naturale liquefatto passano attraverso questo stretto.

È quindi facile capire che una chiusura dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran e/o dei suoi alleati interromperebbe le forniture di petrolio e gas all’Europa.

Mentre la #palestina sanguina, l’Europa pagherà il prezzo della sua doppiezza.

Oltre a Hormuz, in gioco c'è anche la sicurezza dello Stretto di Bab El-Mandeb, uno stretto di importanza strategica al largo delle coste dello Yemen che costituisce una parte fondamentale della rotta commerciale marittima che collega il Mediterraneo all'Oceano Indiano attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez. Gran parte delle esportazioni di GNL dal Golfo Persico avviene attraverso questa rotta e circa il 10% di tutto il petrolio e i prodotti raffinati trasportati via mare sono destinati all’Europa – più della metà!

La chiusura dello Stretto di Bab el-Mandeb costringerebbe le petroliere provenienti dal Golfo Persico a dirottare verso l’Africa meridionale, aumentando i tempi di transito e i costi di trasporto.

L’Europa si trova di fronte ad una decisione epocale

L’Europa deve decidere. O accetta di pagare prezzi eccessivi per un flusso continuo di petrolio e gas, col rischio di subire forti pressioni economiche, oppure riconsidera la sua posizione nei confronti delle importazioni russe e si siede nuovamente al tavolo delle trattative con Mosca. In quest’ultimo caso, l’UE incorrerà nell’ira dello Zio Sam, se non di più!

Sulla mappa geopolitica, l’OPEC+, con il sostegno di #cina e #russia (ammettendo l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti nei BRICS+), sta mostrando al mondo di possedere capacità e opzioni che faranno venire i brividi lungo la schiena dell’intero Occidente, a partire da #washington. a Bruxelles Respingendo e cambiando radicalmente il mercato globale dell’energia come lo conosciamo oggi.

https://www.national.ro/0pp/ba....nca-mondiala-si-stud

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