In questo libro, la giornalista Lucia Annunziata ha raccontato la vera vicenda di quel devastante evento naturale, allo scopo di raccontare la sorte di quelle sfortunate persone, ma anche per sensibilizzare i politici affinché prestino maggiore attenzione alla tutela dei propri cittadini. Lei ha raccolto 12 testimoni sopravvissuti e, attraverso i loro destini, ci ha trasmesso in modo molto obiettivo e realistico lo svolgimento di quell'evento drammatico, ma soprattutto dei destini umani che dovevano essere decisi in pochi secondi.
Era il 5 maggio del 1998. Le frane che colpirono la zona quel giorno furono della tipologia chiamata "colate rapide di fango", cioè frane che non coinvolgono la roccia ma il materiale che si trova sopra. Questo tipo di frana si muove molto rapidamente coinvolgendo i corsi d’acqua che si trovano nell’area interessata. Queste colate rapide sono causate solitamente dalle piogge intense, perché l’acqua si infiltra nel terreno e lo mette in moto.
"Iniziarono alle 4 del pomeriggio, e continuarono con la costanza di uno stillicidio. Ma sempre sorprendenti.
Scesero a velocità diverse, e con rumori diversi. Alcune furono silenziose e improvvise. Altre passarono con lo sferragliare di un treno. Altre ancora si annunciarono con colpi simili a dei tuoni. Alcune più liquide, altre solidificate dal peso della terra che gli si arrendeva man mano."
Ciò che hanno raccontato i sopravvissuti è stato davvero terribile. La devastante frana li colse inaspettatamente e impreparati. Ovunque regnava il panico, la paura e lotta per la vita, sia per la propria che per quella dei propri cari. Le decisioni dovevano essere prese alla velocità della luce, perché nessuno si aspettava un disastro del genere, e possibilmente senza errori. Ma il grosso problema era che le frane erano incontrollate e non si sapeva esattamente dove avrebbero colpito.
"Scesero in luoghi sempre diversi: prima divisero il paese a metà, poi lo circondarono, lo isolarono facendo saltare luce e telefoni, e continuarono a ricomparire, sempre altrove, trasformando alla fine Episcopio e Sarno in una piccola scacchiera, di aree sommerse e aree asciutte, dove ognuno venne intrappolato senza sapere cosa ci fosse dentro il buio e di là del muro di materiali immondi che lo isolava."
A perdere la vita erano 160 persone, di cui 137 nella sola Sarno, e centinaia rimasero ferite. Migliaia di persone sono rimaste senza casa: 178 case sono state distrutte e 450 danneggiate. Inoltre, in termini di vittime, Sarno è stato il disastro idrogeologico più grave che abbia colpito l’Italia, dopo il Vajonto nel 1963 e la Val di Stava nel 1985.
"Nella notte rimasero solo i trilli dei telefonini ancora carichi, e le urla dei sopravvissuti che gridavano nel vuoto di un luogo che, per quello che a quel punto capivano, poteva essere stato inghiottito."
Non è necessario sottolineare che il libro è drammatico e triste, ma comunque raccontato con sentimenti profondi, coraggio umano e solidarietà. La paura è palpabile, l'incertezza fa salire l'adrenalina a tal punto che si ha la sensazione di vivere la drammaticità della situazione proprio come queste persone. Con la maestria con cui è scritto, questo libro arriva dritto al cuore e fa palpitare tutti i sensi e, secondo me, tutti dovrebbero leggerlo. Buona lettura!