I giganti di legno delle montagne italiane

In tutto il Trentino, tra le Alpi e le Dolomiti, è possibile imbattersi in capolavori unici firmati dal talentuoso artista Marco Martalar, che li realizza da alberi uccisi dalle tempeste.

Martalar trae ispirazione artistica dai boschi e dalla forte natura dell’Altopiano di Asiago dove vive e lavora. Pini, larici e faggi scendono dal versante fin quasi dentro al suo laboratorio, posto a Mezzaselva di Roana, permeato di profumo di piante e segatura. “Per me Il legno è il tramite, il ponte che lega arte, uomo e natura”

È l'autore di 15 opere monumentali pubbliche e private, assemblate con il legno divelto dal passaggio della tempesta Vaia del 2018 che ha investito con raffiche di vento superiori ai 200 km/h ampie zone delle Alpi orientali, arrecando consistenti danni al patrimonio forestale del Veneto, del Trentino Alto-Adige e del Friuli Venezia-Giulia.

“Sono un uomo dei boschi, dopo Vaia mi sono ritrovato a camminare tra le mie montagne e a incontrare ad ogni passo alberi divelti, radici scoperte…presto lo sconforto si è trasformato in ispirazione: volevo curare la ferita della natura trasformandola in un’opera d’arte che ne conservasse la memoria ma che desse anche un segno di speranza e rinascita”, afferma l'artista.

I suoi capolavori più famosi della Vaia sono:

Il Leone alato
L’idea di produrre un leone si collega alle origini cimbre di Martalar. Realizzato nel 2020 dai scarti boschivi di Abete rosso e sfridi di Faggio. Alto 3 m, lungo 5 me largo 2 m, il leone alato è l’archetipo del ciclo scultoreo Vaia. Evoca la potenza dell’ “urlo del bosco” colpito nel 2018 dalla tempesta Vaia ed esprime la resilienza della natura e delle sue forme.

Il Drago di Magrè

Una delle opere più famose e imponenti di Martalar è il Drago di Magré, un enorme drago che si erge su una collina a Lavarone, sull'altopiano dell'Alpe Cimbra. Alto 6 m e lungo 7 m, è realizzato dai 2000 pezzi di radici e scarti della tempesta Vaia, collegati con 3000 viti e struttura interna in legno.

La Lupa del Lagorai

La Lupa del Lagorai si trova a quota 1.600 metri, in località Pian della Casara, nella frazione di Vetriolo, località di Levico Terme, il più alto centro termale d’Europa. È stata realizzata nel 2022 con una altezza di 6 m e larghezza di 2 m.

Il Gallo di Gallio

Realizzata nel 2021, il Gallo di Martalar è stato posizionato in modo permanente in Via Roma, davanti al palazzo Municipale di Gallio. Alta 3 m e lunga 3 m, la scultura è stata commissionata attraverso un progetto nato dalla collaborazione tra Punto Sport e l’Amministrazione Comunale di Gallio.

L'Ape

Realizzata nel 2022, l’opera alta 3 m e lunga 3 m, è pubblica e visitabile lungo la ciclabile della Valle del Chiampo a San Pietro Mussolino.

Il Cervo

Il Cervo Vaia si staglia con il suo palco tra le montagne del Trentino. A 1.400 metri di quota, in località Malga Millegrobbe sull’Alpe Cimbra, a 2 km da Luserna. È stato realizzata nel 2021 con scarti boschivi di abete rosso e sfridi di faggio con una altezza di 2 m.

L'Aquila di Marcesina

Alta sei metri e larga sette, l'Aquila di Marcesina è stata realizzata con circa 3.000 viti e 2.000 rami di alberi abbattuti da tempesta Vaia. L'opera, realizzata nel 2023, si torva in Località Marcesina – Barricata.

Oltre ai questi capolavori più famosi, le sculture di Martalar si trovano anche in altre parti d'Italia. La sua tecnica di produzione è definita "assemblage" che, nella fattispecie, prevede la progettazione di un corpo di sostegno, generalmente in legno o metallo, che ricalca una sorta di “scheletro interno” del soggetto raffigurato, per poi passare a un’attenta e meticolosa fase di raccolta: radici, cortecce, rami; prettamente larice, faggio ed abete.

La successiva fase di assemblaggio esprime l’incontro tra la visione artistica di Martalar e le forme della natura che, in modo solidale, vanno a costituire la “pelle esterna” delle sue opere e si agganciano al corpo sottostante con l’applicazione di diverse centinaia di viti.

“Mi sentivo limitato dalle dimensioni del tronco, dal quale non potevo che togliere materiale senza la possibilità di proiettarmi nello spazio. Con questa nuova tecnica, invece di ‘togliere’ ho provato ad ‘aggiungere’. Mi piace l’idea di posizionare delle belle opere in posti altrettanto belli, per valorizzare entrambi gli aspetti a vicenda. Molte persone mi dicono che vedendo le mie opere dal vivo viene loro voglia di toccarle, di sentirle vive a loro volta”, ha detto l’artista.

Godetevi tutte le opere di questo grande artista.

 


stella

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