G7 e la tripla crisi globale

Le ultime dichiarazioni assurdamente ambiziose sul clima del G7.

Il recente comunicato del G7 sulla politica climatica, energetica e ambientale è carico della tipica retorica e delle dichiarazioni ambiziose che hanno finito per caratterizzare tali missive internazionali. Tuttavia, sotto la superficie degli appelli urgenti e degli impegni riaffermati si nasconde una rete di complessità irrisolte e di obiettivi eccessivamente ottimistici che meritano un esame più attento e scettico.

La tripla crisi globale: una narrazione generale
I ministri del G7 aprono con un ampio resoconto sulla “triplice crisi globale” del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e dell’inquinamento, ulteriormente esacerbata dalla desertificazione, dal degrado del territorio, del suolo e degli oceani, dalla scarsità d’acqua, dalla siccità e dalla deforestazione. Affermano:

“Ribadiamo le nostre preoccupazioni sulla gravità e l’urgenza derivanti dalla crisi globale, interconnessa e che si rafforza reciprocamente, rappresentata dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità e dall’inquinamento, nonché dalla desertificazione, dal degrado del territorio, del suolo e degli oceani e dalla scarsità d’acqua, dalla siccità e dalla deforestazione, che rappresentano una crisi globale. minaccia allo sviluppo sostenibile”.

Questo passaggio pone le basi per l’ambiziosa agenda del G7, definendo queste crisi come catastrofiche e implicando un collegamento diretto con l’attività umana, in particolare attraverso le emissioni e il degrado ambientale. Tuttavia, la complessità di questi problemi è notevolmente minimizzata e la narrazione si basa fortemente sulla presunzione di consenso sulle cause, le traiettorie e le soluzioni a questi problemi.

Obiettivi irrealizzabili e mancanza di una metodologia chiara:
Nell'affrontare il cambiamento climatico, gli obiettivi del G7 sono particolarmente ambiziosi. Si impegnano nuovamente a raggiungere l’azzeramento netto delle emissioni di gas serra entro il 2050, un obiettivo che è diventato un punto fermo della retorica internazionale sulla politica climatica. Il comunicato afferma:

“Riaffermiamo il nostro impegno ad attuare azioni concrete immediate, a breve e medio termine in questo decennio critico… compreso il raggiungimento dell’azzeramento netto delle emissioni di gas serra entro il 2050 al più tardi, al fine di mantenere a portata di mano un limite di aumento della temperatura di 1,5°C.”

La praticità di tali obiettivi è ridicola, considerando il divario sostanziale tra l’attuale traiettoria delle politiche nazionali e le riduzioni necessarie per raggiungere tali obiettivi. I piani fanno molto affidamento su tecnologie ancora da perfezionare e su massicce trasformazioni socioeconomiche che sono piene di sfide e incertezze.

Le implicazioni economiche e sociali delle politiche verdi:
Dal punto di vista economico, il passaggio a un’economia a zero emissioni, circolare e resiliente al clima comporta profondi cambiamenti nella produzione di energia, nell’industria e nelle attività umane quotidiane. Il G7 si impegna a:

“Promuovere politiche e misure tra cui la ricerca e lo sviluppo di tecnologie per la flessibilità e lo stoccaggio dell’energia, in particolare per la variabilità stagionale del consumo energetico”.

La spinta verso le energie rinnovabili e l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, come ampiamente delineato nel comunicato, non è solo un cambiamento tecnologico ma anche economico, e ha un impatto su tutto, dai prezzi dell’energia ai mercati del lavoro nei settori tradizionali. I requisiti finanziari per una tale transizione sono immensi e l’appello del G7 a mobilitare risorse finanziarie da tutte le fonti sottolinea l’onere economico previsto.

Voci critiche e punti di vista alternativi:
In mezzo a questi impegni radicali, la voce dello scetticismo – che richiede un rigoroso esame scientifico e una cauta formulazione delle politiche – è cruciale. La dipendenza del G7 da proiezioni e modelli richiede un intenso dibattito sull’accuratezza di questi strumenti e sulla fattibilità delle soluzioni proposte. Come la storia ha dimostrato, i cambiamenti politici su larga scala basati su modelli predittivi non verificati possono portare a conseguenze indesiderate che esacerbano proprio i problemi che mirano a risolvere.

Conclusione: un appello alla prudenza e al realismo
Mentre il G7 porta avanti la sua agenda, è imperativo che queste politiche siano soggette a un controllo continuo e rigoroso. Sarà essenziale l’integrazione di rigorosi meccanismi di valutazione e di diverse prospettive provenienti da tutti gli ambiti scientifici ed economici.

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stella

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