Spinta ideologica per assistenza sanitaria verde

Ancora follia: analisi dell'impronta di carbonio in prove controllate casuali.

L’intersezione tra assistenza sanitaria e sostenibilità ambientale ha recentemente attirato l’attenzione, con crescenti richieste al settore medico di ridurre la propria impronta di carbonio. Un recente articolo sul New England Journal of Medicine sostiene la necessità di integrare le analisi dell’impronta di carbonio in studi randomizzati e controllati (RCT) per promuovere pratiche cliniche sostenibili. Tuttavia, questa iniziativa solleva interrogativi critici sui suoi presupposti di base e sulle implicazioni pratiche per l’erogazione dell’assistenza sanitaria.

La spinta ideologica per un’assistenza sanitaria verde:

L’articolo si apre con una dura dichiarazione: “Il cambiamento climatico indotto dall’uomo e la distruzione della natura rappresentano un’emergenza sanitaria globale. Entro [anno], circa [numero] miliardi di persone risiederanno in aree considerate non adatte al sostentamento della vita umana. Gli eventi meteorologici estremi, l’insicurezza idrica e alimentare e il rischio di malattie infettive sono in aumento. Un’azione immediata per ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori della società è fondamentale per sostenere un futuro vivibile”.

Già, tali affermazioni allarmistiche spesso non hanno il rigoroso supporto scientifico necessario per giustificare drastici cambiamenti politici. La spinta a ridurre le emissioni di gas serra, in particolare nel settore sanitario, è chiaramente radicata nell’ideologia piuttosto che in una necessità basata sull’evidenza.

Il ruolo dell'assistenza sanitaria nella crisi ambientale?

L'articolo afferma: “L’assistenza sanitaria contribuisce in modo sostanziale all’attuale crisi ambientale. Nel [anno], il [numero]esimo programma sanitario della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha esortato la comunità sanitaria a ridurre le emissioni costruendo sistemi sanitari sostenibili e a basse emissioni di carbonio”.

Sebbene l’assistenza sanitaria abbia un impatto ambientale, ciò non giustifica in alcun modo i cambiamenti sostanziali proposti. Il mandato primario dell’assistenza sanitaria è quello di fornire un’assistenza efficace ai pazienti, e deviare le risorse per raggiungere obiettivi ambientali discutibili minerà chiaramente questa missione.

Il caso delle analisi dell’impronta di carbonio negli studi randomizzati:

Gli autori propongono di integrare le analisi dell’impronta di carbonio negli studi randomizzati, suggerendo che: “La valutazione di nuovi interventi comporta in genere la conduzione di studi randomizzati e controllati (RCT) che valutano i benefici e i danni clinici. Solo dopo l’implementazione clinica, se non addirittura dopo, sono stati generalmente valutati gli effetti ambientali di alcuni interventi. Riteniamo che l’impronta di carbonio di un intervento debba essere esaminata parallelamente ai suoi benefici e danni clinici”.

Questo approccio, sebbene apparentemente completo, aggiunge livelli di complessità a un processo già rigoroso. Gli RCT sono progettati per valutare la sicurezza e l’efficacia degli interventi medici. L’introduzione dell’impatto ambientale come endpoint secondario diluirebbe l’attenzione, l’efficacia e aumenterebbe il costo di queste sperimentazioni.

Sfide pratiche e vantaggi dubbi:

L’articolo evidenzia diverse sfide: “Le differenze tra i sistemi sanitari, comprese le variazioni nelle fonti energetiche e nelle attrezzature, possono significare che le analisi dell’impronta di carbonio potrebbero non essere generalizzabili tra sistemi sanitari, paesi e regioni. Un’altra sfida riguarda l’attuale mancanza di database liberamente accessibili contenenti informazioni provenienti dalle LCA di prodotti e processi sanitari”.

Queste sfide sottolineano l’impraticabilità della proposta. La variabilità dei sistemi sanitari a livello globale rende difficile, se non impossibile, la standardizzazione delle analisi dell’impronta di carbonio. Inoltre, la mancanza di dati completi sulle valutazioni del ciclo di vita (LCA) complica ulteriormente il compito.

Motivazioni ideologiche rispetto alla necessità pratica:
La spinta per l’analisi dell’impronta di carbonio negli studi randomizzati è chiaramente guidata da motivazioni ideologiche, non scientificamente giustificate. L’obiettivo fondamentale dell’assistenza sanitaria dovrebbe essere quello di migliorare i risultati dei pazienti, non quello di fungere da banco di prova per l’attivismo ambientale. Ciò è particolarmente preoccupante quando i benefici di tali considerazioni ambientali sono, nella migliore delle ipotesi, speculativi.

Conclusione:
Il recente appello per l’integrazione delle analisi dell’impronta di carbonio negli studi randomizzati rappresenta un tentativo fuorviante di fondere l’assistenza sanitaria con l’attivismo ambientale. Dare priorità alla cosiddetta sostenibilità negli studi sanitari aggiunge complessità inutili e distoglie l’attenzione dalla cura del paziente. L’assistenza sanitaria deve rimanere focalizzata sul suo obiettivo primario: fornire la migliore assistenza possibile ai pazienti. Deviare risorse e attenzione alle preoccupazioni ambientali, in particolare quando i loro benefici non sono chiaramente comprovati, rischia di minare l’efficacia e l’integrità della ricerca e della pratica medica. Il perseguimento di un futuro verde e di uno sviluppo sostenibile in questo contesto è un obiettivo ideologico infondato e privo di qualsiasi giustificazione pratica.
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stella

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