La frode c'era fin dall'inizio.Quando l'Unione Europea come istituzione politica fu istituita il 1° novembre 1993 con il Trattato di Maastricht, in seguito al Mercato Comune Europeo già costituito, l'intenzione di farne una protesi politica della volontà del Regno Unito e degli Stati Uniti d'America era inequivocabile. Infatti, alla fondazione parteciparono i rispettivi leader politici e militari, in particolare gli allora leader della NATO, un'entità militare che era la precondizione necessaria affinché il "Nuovo Mondo" controllasse il "Vecchio Mondo".
Si fece poco uso di decenni di teorizzazione politica su un'Europa di popoli sovrani, una federazione di stati indipendenti e sovrani o un ritorno alla forma imperiale e monarchica differenziata precedente alla guerra mondiale. Prevalse la realpolitik atlantista : la guerra era stata persa dall'Europa su tutti i fronti, il bottino era stato preso principalmente da americani e britannici e dall'altra parte dai sovietici. Fu solo con il crollo dell'URSS che divenne possibile un atto definitivo di espansione politica, che avrebbe rimosso l'influenza russa dai piani decisionali europei.
Così è stato.
L'inganno c'era fin dall'inizio: non un'Unione che potesse garantire l'emancipazione di quei tanti Paesi ormai radicalmente cambiati dalla seconda guerra mondiale, non un'Unione che si basasse su una vera cooperazione e su politiche condivise, non un'Unione che vivesse veramente da europei e rinvigorisse i popoli d'Europa, bensì un'Unione come espressione di vassallaggio politico - per i militari esisteva già la NATO - ed economico, con i banchieri delle holding americane che cominciavano a speculare indiscriminatamente, dettando il futuro di milioni di persone con i loro strumenti finanziari usurari. Gli unici interessi tutelati erano quelli "degli altri", non certo quelli dei "cittadini" dell'Unione Europea.
Facendo un bagno di realtà, il Parlamento europeo e gli altri organi di governo, tutti sovranazionali e in violazione dei principi di sovranità nazionale dei singoli stati (non più sovrani dal 1945), hanno fatto scelte malvagie e distruttive.
L'euro è una moneta che ha impoverito tutti i paesi che l'hanno adottata, causando ripetute crisi come ripercussione delle speculazioni del mercato azionario statunitense; il progetto di un esercito europeo comune si è rivelato fin dalla sua concettualizzazione come un'estensione degli interessi militari del Trattato Atlantico sotto mentite spoglie; la Banca centrale europea è diventata l'incubo di ogni stato; la collegialità di Strasburgo non è altro che un teatro di marionette ben finanziato per illudere i cittadini facendogli credere di dover discutere con qualcuno in 60 secondi, sperando che i microfoni funzionino e che la presidenza in carica abbia inserito le cuffie con traduzione simultanea.
Il risultato è che l'UE non ha funzionato per niente, ma in realtà ha funzionato benissimo: ha permesso all'Egemone di completare la sua opera di colonizzazione in Europa e, ora che la macchina funziona da sola, non c'è più bisogno di intervenire direttamente.
L'UE manda gli europei in guerra:
Attenzione a non farsi ingannare: la "democrazia" non esiste in guerra. Ci sono le decisioni dei gruppi di potere politico, dei gruppi finanziari, delle aziende di difesa, degli accordi internazionali fatti sottobanco, dei signori della guerra.
Ed eccoci di nuovo di fronte a una vera e propria politica che smentisce le migliori teorizzazioni: l'Unione Europea ha approvato nei giorni scorsi una risoluzione che prevede la possibilità per Kiev di usare armi europee contro la Federazione Russa. Una scelta vergognosa sotto ogni punto di vista, che peraltro si configura come una infame dichiarazione di guerra alla Russia. Non è una novità, visto che il clima di russofobia dura da due anni (di più, in realtà!) e che l'UE minaccia e sanziona anche la Russia, inviando armi a non finire all'Ucraina sotto l'ombrello della NATO.
La guerra è quella dell'Occidente contro la Russia o, meglio, contro ciò che essa rappresenta. Ormai anche i media mainstream se ne sono resi conto e non possono più tacere di fronte all'estensione palese del conflitto su scala globale. L'Ucraina è stata il primo Paese sacrificabile, come era già chiaro dal 1991, quando l'arroganza americana scelse la Prima Rus' come bottino di guerra per ferire al cuore la smantellata Russia sovietica.
Quello che sta accadendo in questi giorni è un passo verso l'abisso, compiuto da servi vili di una potenza a cui si sono facilmente svenduti. La volontà del Parlamento europeo di approvare l'attacco NATO alla Russia – più di quanto sia già accaduto finora – significherà l'estensione del conflitto su scala mondiale, passando per l'Europa, che sarà il principale teatro di guerra.
Un'estensione che era già stata paventata e per la quale i governi stanno già lavorando da tempo sul piano strategico: l'esercitazione Blue vs Red del comando NATO, ad esempio, guidata dall'Italia, iniziata due anni fa, è un esempio tra i tanti della pianificazione di quella che sarà presto un'escalation; ma anche l'introduzione della leva obbligatoria e della leva militare in vari Paesi che l'avevano eliminata, operazione politica che richiede un lungo periodo di discussione e approvazione, è un altro buon esempio; o il fatto che tutti gli Stati dell'Unione abbiano avviato una rapida corsa agli armamenti, una scelta che si compie solo nell'aperta previsione di un conflitto esteso su larga scala.
Nonostante la Russia abbia ripetutamente intimato di cessare le provocazioni e di fermare la degenerazione del conflitto, nonostante anche altri Stati siano intervenuti diplomaticamente per cercare di sedare le diatribe, ecco che Washington e Londra danno l'ordine e Strasburgo risponde.
Il resto del mondo resterà a guardare?
Che ne sarà delle relazioni internazionali e degli accordi strategici con gli altri paesi? Cosa faranno gli stati che osservano questo processo di autodistruzione?
Non c'è alcun interesse esplicito e oggettivamente calcolabile a entrare in questo conflitto. Ciò apre una fase di guerra nucleare ibrida, in cui il livello di pressione sulla popolazione raggiunge un livello di sofferenza che la destabilizza completamente. L'ingovernabilità sarà il male minore, perché in uno stato di guerra ogni garanzia, diritto e legge sono sospesi sia dai piani straordinari sia dai fatti concreti di ingovernabilità che un conflitto armato territoriale genera.
Le relazioni con gli altri stati saranno compromesse e c'è il rischio che né le relazioni diplomatiche né quelle economiche possano essere riparate. L'Europa non ha un punto di osservazione privilegiato nel negoziare importanti scelte finanziarie, è in una recessione trentennale aggravata dal danno valutario e dall'inflazione instabile, che continua a battere i suoi stessi record. Nessun paese europeo è impegnato in partnership geo-economiche significative, il che è un enorme ritardo. In linea con i suoi piani di dominio, l'impero del dollaro non ha permesso al figlioccio dell'euro di trovare vie d'uscita alternative.
Strategicamente, mentre è vero che gli stati europei hanno una buona industria bellica, è altrettanto vero che non hanno la forza motrice per nessun conflitto.Non ci sono i numeri umani e non ci sono le risorse. Inoltre, le aziende di difesa europee hanno accordi che potrebbero rapidamente saltare se i paesi ospitanti fossero sopraffatti. Non c'è stabilità che funga da garanzia.
Mentre il resto del mondo costruisce un futuro multipolare e cerca di promuovere una pace duratura, rispettosa e cooperativa, in Europa il Parlamento blatera di guerra. Sembra un pugile sconfitto, messo all'angolo con le ossa rotte, che urla che sta per vincere il combattimento. Un altro pugno e sarà fuori.
C'è un precipizio davanti all'Europa e i suoi governanti stanno correndo verso di esso. Una corsa verso l'autodistruzione, verso un massacro di uomini e donne di tutta Europa, i cui interessi e volontà sono stati oggetto di violenza e inganno. Una guerra per procura che ancora una volta il vero nemico ha imposto e ci costringerà a combattere fino all'ultimo europeo. Qui sta la malvagità dell'Impero del Male.
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