Ministero degli Esteri: futuro oscuro per Israele dopo la guerra di Gaza.
La rivista Foreign Affairs avverte che il percorso distruttivo intrapreso dall’occupazione israeliana potrebbe portare alla sua caduta.
In una cupa analisi pubblicata di recente, Foreign Affairs dipinge un quadro minaccioso del futuro di Israele dopo la guerra di Gaza, prevedendo una possibile “fine di Israele” e un “futuro oscuro” segnato dall’instabilità interna e dal crescente isolamento globale.

Secondo la rivista, l’inondazione dell’Operazione al-Aqsa da parte della resistenza palestinese il 7 ottobre 2023 ha colpito l’occupazione israeliana in un momento di profondi disordini interni. Ciò evidenzia le profonde divisioni nella società israeliana, che sono state esacerbate dalle controverse riforme giudiziarie del primo ministro Benjamin Netanyahu. Queste riforme limiterebbero significativamente il potere della Corte Suprema sulle azioni del governo.

Le modifiche proposte alla legge hanno scatenato diffuse proteste e hanno rivelato un Paese profondamente diviso politicamente. Secondo Foreign Affairs , il conflitto in corso con Gaza ha ulteriormente approfondito queste divisioni e ha posto l’occupazione su un percorso pericoloso e insostenibile che potrebbe portare alla fuga di capitali, alla fuga di cervelli e all’escalation delle tensioni interne.

La rivista avverte inoltre che Israele potrebbe trasformarsi in uno stato fratturato con gruppi religiosi e nazionalisti di estrema destra che stabiliranno i propri governi de facto, in particolare negli insediamenti in Cisgiordania. In uno scenario ancora più oscuro, Foreign Affairs ipotizza che Israele potrebbe affrontare una violenta guerra civile, con estremisti religiosi armati che combattono le istituzioni statali.

Inoltre, si prevede che l’esistenza di forze di sicurezza concorrenti e l’indebolimento del controllo parlamentare mineranno l’apparato di sicurezza di Israele e porteranno potenzialmente al collasso delle sue strutture di leadership.

Anche se la guerra civile non è ancora scoppiata, gli Affari Esteri avvertono che l’attuale corso di Israele potrebbe probabilmente portare a una continua instabilità e al collasso economico, che alla fine potrebbe portare al fallimento dello Stato.

A livello internazionale, la rivista sottolinea il crescente isolamento di Israele. Nonostante il continuo sostegno da parte di alleati chiave come gli Stati Uniti , Foreign Affairs sostiene che l’opinione pubblica negativa in tutto il mondo e le crescenti sfide legali e diplomatiche emargineranno ulteriormente la posizione di Israele a livello internazionale.

La rivista conclude che, sebbene Israele sia politicamente e diplomaticamente isolato da gran parte della comunità internazionale, compresa la maggior parte dei paesi del G7, è probabile che continui a ricevere sostegno economico da alcuni paesi, in particolare dagli Stati Uniti.

Mentre Israele teme una possibile ritorsione iraniana in seguito all'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran, crescono le preoccupazioni su uno dei suoi principali meccanismi di difesa: una coalizione araba guidata dagli Stati Uniti che ha svolto un ruolo cruciale nel respingere l'ultimo attacco iraniano come il Washington Post riportato.

Questa coalizione, che comprende anche Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, ha aiutato Israele a intercettare droni e missili lanciati dall’Iran nell’aprile 2023 in risposta a un attacco israeliano al suo consolato a Damasco.

All’epoca, il capo militare israeliano lodò la cooperazione perché apriva “nuove opportunità di cooperazione in Medio Oriente”. John Kirby, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha sottolineato che ciò invia un “messaggio forte” sulla posizione di Israele e Iran nella regione.

Ma quattro mesi dopo, Israele si ritrova in un isolamento ancora maggiore nella regione, cosa che secondo gli analisti militari potrebbe aumentare ulteriormente la vulnerabilità del paese. Il Washington Post aggiunge che, nonostante il sostegno degli Stati Uniti, cresce la preoccupazione che i sistemi di difesa aerea israeliani farebbero fatica a resistere a un attacco massiccio e coordinato.

Il rapporto evidenzia che i paesi arabi hanno minimizzato il loro coinvolgimento nel respingere l’attacco iraniano per paura di ritorsioni da parte di Teheran e per evitare di apparire “dalla parte di Israele” in mezzo alla rabbia diffusa per le vittime palestinesi nella Striscia di Gaza.

Ora anche gli Stati arabi stanno cercando di prendere pubblicamente le distanze da ulteriori ingerenze. La Giordania e l’Arabia Saudita hanno affermato che non vogliono che il loro spazio aereo diventi un campo di battaglia, e l’Egitto ha sottolineato che non parteciperà ad un asse militare per scoraggiare un attacco iraniano.

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Foreign Affairs è una delle principali riviste americane specializzata in relazioni internazionali, politica estera e affari globali. È pubblicato dal Council on Foreign Relations (CFR), un rinomato think tank statunitense che si occupa di politica internazionale e relazioni estere.

La rivista è stata pubblicata per la prima volta nel 1922 e da allora si è affermata come una pubblicazione influente letta da politici, accademici e parti interessate in tutto il mondo. Foreign Affairs fornisce analisi, opinioni e ricerche approfondite sulle attuali questioni globali ed è spesso citato e citato quando si discute degli sviluppi politici ed economici internazionali.
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