Nuovo rapporto: il Dipartimento di Stato ha finanziato i fact-checker per censurare i "discorsi legali":
Le azioni del governo degli Stati Uniti hanno alimentato "un ecosistema di censura" che ha soppresso i diritti delle persone sanciti dal Primo Emendamento e ha reso difficile per alcuni piccoli media indipendenti competere online.
Secondo un #rapporto del #congresso, gli enti di #fact_checking nazionali e internazionali #finanziati dal Dipartimento di Stato degli #stati #uniti hanno censurato i media indipendenti #americani e gli utenti dei social media che hanno messo in dubbio le #politiche dell'amministrazione #biden in materia di #covid-19 e di altro tipo.
Il rapporto del Comitato per le piccole imprese della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti afferma: "Il governo federale ha finanziato, sviluppato e promosso entità che mirano a #demonetizzare i notiziari e le fonti di informazione a causa del loro discorso lecito". Le azioni del governo hanno alimentato “un ecosistema di censura” che ha soppresso “i diritti individuali sanciti dal Primo Emendamento” e “la capacità di alcune piccole imprese di competere online”.
Il rapporto si è concentrato sul Global Engagement Center (GEC) del Dipartimento di Stato, che ha promosso e finanziato “start-up #tecnologiche e altre piccole imprese nel settore del rilevamento della #disinformazione … con capacità di #censura nazionale”.
Le società di “fact-checking” citate nel rapporto includono l’International Fact-Checking Network, di proprietà del Poynter Institute, e NewsGuard. L'International Fact-Checking Network, fondato nel 2015, ha ricevuto finanziamenti da un altro gruppo affiliato al Dipartimento di Stato, il National Endowment for Democracy, nonché da Google, dall'Open Society Foundations e dalla Bill & Melinda Gates Foundation.
Secondo il rapporto della Camera, il governo federale “ha assistito il settore privato nell’individuazione di presunte MDM [disinformazione-malinformazione] per la moderazione” e “ha collaborato con governi stranieri con leggi severe sulla libertà di parola su Internet”, compresi gli stati membri dell’Unione Europea e il Regno Unito, per censurare la #libertà di #parola.
Il rapporto ha stabilito che il GEC e il National Endowment for Democracy hanno violato le restrizioni internazionali “collaborando con enti di fact-checking” per valutare il contenuto dei media nazionali. Le operazioni di “fact-checking” hanno preso di mira i media indipendenti e, di conseguenza, “la bilancia pende a favore dei media che esprimono certe narrazioni di parte piuttosto che chiedere conto al governo”.
Se le azioni del Dipartimento di Stato costituiscano "violazioni incostituzionali del Primo Emendamento è attualmente all'esame dei tribunali", si legge nel rapporto.
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