samantha    è la sensazione Scioccato
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Una nuova ricerca mostra che la disinformazione è parte integrante del modello di business dei social media
I contenuti #online ingannevoli sono un grande #business. Il #mercato della #pubblicità #digitale vale ora 625 miliardi di euro e il loro modello di business è semplice: più #clic, visualizzazioni o coinvolgimento significano più soldi da parte degli inserzionisti. Contenuti incendiari e scioccanti, che siano veri o no, sono un modo semplice per attirare la nostra attenzione, il che significa che gli #inserzionisti possono finire per finanziare #notizie #false e discorsi di #odio.
Questo non è un caso: le piattaforme di #social #media sanno di trarre #profitto dalla diffusione della disinformazione, mentre gli inserzionisti chiudono un occhio.

La disinformazione mira a confondere, paralizzare e polarizzare la società in generale per scopi #politici, #militari o #commerciali attraverso #campagne orchestrate per diffondere strategicamente contenuti mediatici ingannevoli o manipolativi. Sui social media, gli strumenti di disinformazione includono #bot, #deep_fake, fake #news e teorie del #complotto.

Il modello di #business dei social media funziona come segue. Le piattaforme ci forniscono “infotainment” gratuito (informazioni e intrattenimento) e fanno tutto ciò che è in loro potere per mantenerci coinvolti. Mentre consumiamo il contenuto, la piattaforma raccoglie i nostri dati, che vengono poi elaborati in analisi predittive, ovvero le informazioni utilizzate per indirizzare gli annunci pubblicitari. Gli inserzionisti pagano per queste analisi per alimentare le loro #campagne #pubblicitarie #mirate.

Il marketing digitale è una pratica commerciale attraverso la quale le #aziende creano valore su #internet. Include l'ottimizzazione della ricerca, il content #marketing, gli #influencer, gli #annunci pay-per-click, i programmi di #affiliazione e la pubblicità ordinaria. I marchi assumono agenzie di marketing digitale e aziende note come ad tech, che gestiscono il software che fa sì che la pubblicità ci segua su Internet.

Le aziende di tecnologia pubblicitaria operano senza responsabilità o supervisione, quindi quando un marchio paga una società di tecnologia pubblicitaria per pubblicare i propri annunci, esternalizza anche la propria responsabilità. Un marchio potrebbe quindi finire inconsapevolmente per finanziare la #disinformazione sui principali eventi globali come la #guerra Russia-Ucraina e la guerra Israele-Palestina. Anche dopo aver ricevuto le prove, i marchi rimangono in silenzio.

Gli influencer svolgono un ruolo particolarmente importante in questo spietato mercato digitale. Spinti dalla promessa di denaro pubblicitario, cercano il coinvolgimento ad ogni costo, arrivando addirittura a promuovere contenuti che minano le istituzioni democratiche. Se un influencer deve essere demonetizzato o bandito per aver pubblicato discorsi di incitamento all’odio, per la piattaforma non fa differenza, perché le piattaforme riescono a trattenere gli introiti pubblicitari.

I politici e gli attivisti stanno spingendo per riformare le piattaforme digitali per contrastare la disinformazione. La maggior parte degli sforzi si concentra sulla moderazione dei contenuti e sul fact-checking, ma si presta poca attenzione alla riforma del mercato della pubblicità digitale.

Le piattaforme e le aziende di tecnologia pubblicitaria devono lavorare per riformare un mercato che trae profitto dalla disinformazione, anche se sembra che spesso non siano disposte o incapaci di aprire la strada.
https://theconversation.com/di....sinformation-is-part

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