Gli “esperti” climatici allarmanti diffondono il mito assurdo secondo cui il GIARDINAGGIO DOMESTICO è pericoloso per il pianeta:
I #giardinieri #urbani non avevano scrupoli nel rendere più #verdi i loro spazi interni. Innanzitutto, questo riduce le ansie e lo stress emotivo della vita in città. Inoltre, potersi prendere cura delle #piante all’interno dei propri uffici e delle proprie case potrebbe far parte del design degli interni e contribuire ad un leggero miglioramento della qualità dell’aria.
Ma gli #allarmisti #climatici non daranno tranquillità agli abitanti delle città. Secondo loro, rendere più verdi gli spazi interni può anche comportare un costo #ambientale, citando le #emissioni di #carbonio dei camion che trasportano piante, vasi di plastica e fertilizzanti sintetici.
Inoltre, secondo uno loro #studio recente, si vuole anche impedire alle persone di diventare indipendenti dal #cibo in modo sostenibile e scoraggiarle dal #coltivare il proprio cibo negli ambienti urbani. La ricerca ha indicato che il ricorso ai #prodotti dall’orto alla tavola provoca un’impronta di carbonio molto maggiore rispetto alle pratiche agricole convenzionali, come le fattorie rurali.
Questa ricerca condotta da scienziati dell’Università del Michigan, pubblicata sulla rivista Nature Cities, ha esaminato la quantità di anidride carbonica (CO2) prodotta durante la #coltivazione del cibo in diversi tipi di #fattorie urbane. Si è scoperto che, in media, una porzione di cibo prodotto da allevamenti tradizionali crea 0,07 chilogrammi (kg) di CO2. Nel frattempo, secondo lo studio, l’impatto sull’ambiente è quasi cinque volte superiore, pari a 0,34 kg per porzione per i singoli #orti cittadini.
Lo studio ha reclutato 73 siti di agricoltura urbana in tutto il mondo, inclusi alcuni in Europa, Stati Uniti e Regno Unito, e ha condotto una valutazione completa del ciclo di vita delle infrastrutture, dell’irrigazione e delle forniture del sito.
I ricercatori hanno anche scoperto altri fattori “pericolosi” come il compost mal gestito e altri input sintetici. Hanno inoltre sottolineato che la #frutta è 8,6 volte più ecologica se coltivata in modo convenzionale rispetto a quella cittadina, mentre le #verdure sono 5,8 volte più rispettose dell’ambiente se lasciate ai professionisti. Tuttavia, hanno scoperto che alcune colture hanno un’impronta di carbonio inferiore rispetto ad altre e possono aiutare i cittadini dal pollice verde a rendere il loro orto o giardino migliore per l’ambiente. I pomodori e gli asparagi coltivati a livello nazionale hanno un’impronta di carbonio inferiore rispetto all’agricoltura convenzionale, hanno aggiunto.
Inoltre, due terzi dell’impronta di carbonio degli orti è creata dal giardino stesso, secondo i loro dati. Hanno suggerito che i giardinieri costruiscano il loro sito con materiali riciclati o di seconda mano, ove possibile, con emissioni ridotte di oltre la metà se i rifiuti provenienti da altre parti della città venissero riciclati per i letti e i capannoni, ad esempio.
https://www.climatesciencenews.....com/2024-02-02-expe
samantha
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