Pelle stampata in 3D chiude le ferite

Gli scientiati stampano in 3D la pelle umana vivente direttamente sulle ferite e, secondo loro, i progressi della bioingegneria potrebbero avere implicazioni per risultati di chirurgia ricostruttiva dall’aspetto più naturale.

Gli scienziati della Pennsylvania State University affermano di essere stati i primi a stampare in 3D tessuto cutaneo umano vivente su ferite aperte di ratti. Recentemente hanno utilizzato cellule adipose e strutture di supporto provenienti da tessuti umani ottenuti clinicamente per riparare con precisione le lesioni nei ratti e affermano che il tessuto adiposo detiene la chiave per stampare in 3D la pelle vivente a strati e potenzialmente i follicoli piliferi. I ricercatori sperano che il lavoro possa portare a nuovi sviluppi nel campo della chirurgia ricostruttiva del viso e persino nei trattamenti dei capelli umani.

La ricerca si basa su precedenti esperimenti che hanno coinvolto strati di pelle biostampati in 3D. Per il loro ultimo esperimento, il team afferma di aver riparato perfettamente il tessuto danneggiato grazie a un nuovo approccio che prevede la stampa rispettivamente degli strati inferiore e intermedio della pelle, dell’ipoderma e del derma medio, consentendo allo strato superiore, l’epidermide, di formarsi da solo col tempo.

Il bioinchiostro del team è composto da tre parti: una rete di proteine ​​e cellule staminali, entrambe estratte dal tessuto adiposo umano raccolto da pazienti operati, nonché una soluzione coagulante che aiuta a tenere insieme il tutto nel sito della lesione del ratto.

I risultati del team sono stati pubblicati su Bioactive Materials, mentre a febbraio l’Ufficio brevetti e marchi degli Stati Uniti ha concesso al team un brevetto per la tecnologia di bioprinting sviluppata e utilizzata in questo studio. Tuttavia, la traduzione dei risultati in modelli umani, per non parlare degli studi sull’uomo, è probabilmente ancora lontana.


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