Detriti spaziali: Internet potrebbe finire?

Si avvicina un enorme crollo, anche Internet potrebbe non funzionare.

Lanciamo quasi ininterrottamente nuovi strumenti spaziali, siano essi telescopi o satelliti per vari scopi. Tutto ciò, però, comporta un prezzo elevato, che pagheremo presto; Intorno al nostro pianeta si è accumulata così tanta spazzatura spaziale che avrà conseguenze catastrofiche. Cos’è la sindrome di Kessler e perché potrebbe portare alla fine di Internet e a molte altre conquiste della civiltà?

L'esplorazione dello spazio è una delle avventure più emozionanti dell'umanità, che dura da più di mezzo secolo e ha portato nuove conoscenze e scoperte tecnologiche, ma allo stesso tempo ci ha anche posto davanti a sfide serie. Uno dei grandi problemi da risolvere è la sindrome di Kessler, che dipinge uno scenario estremamente preoccupante per la società moderna, poiché può rimodellare completamente le nostre vite e addirittura rimandarci all’età della pietra. La sindrome di Kessler potrebbe portare, tra le altre cose, alla fine dell’uso di Internet e dei telefoni cellulari, cosa che porterebbe anche al collasso della civiltà.

Qual è la sindrome di Kessler che può far crollare Internet?
L'idea della sindrome di Kessler fu formulata per la prima volta nel 1978 da due ricercatori della NASA, Donald Kessler e Burton Cour-Palais.

"L’essenza del fenomeno è che se l’umanità continua a inviare satelliti e strumenti di ricerca nello spazio a questo ritmo, l’orbita attorno alla Terra diventerà sovraffollata, aumentando la possibilità che i detriti spaziali entrino in collisione con altri oggetti."

I razzi esausti, i satelliti inattivi e altri detriti in orbita nello spazio aumentano già il rischio di collisioni, e tali incidenti creano più detriti che possono innescare una reazione a catena. Questo processo potrebbe infine portare alla creazione della cosiddetta “cascata delle collisioni”, che renderebbe impossibile mettere in orbita nuovi satelliti e veicoli spaziali.

Siamo arrivati ​​al punto di non ritorno?
Secondo Kessler, alla fine raggiungeremo una massa critica durante la quale si verificheranno collisioni anche senza il lancio di nuovi veicoli spaziali. Alcuni scienziati ritengono che questo scenario terrificante sia già accaduto; Secondo John L. Crassidis, professore all'Università di Buffalo ed esperto di detriti spaziali, la sindrome di Kessler è inevitabile: "Se la probabilità di una collisione è così alta che non possiamo più lanciare satelliti, allora siamo in grossi guai."

Ci sono più di 10.000 satelliti attualmente in orbita attorno alla Terra e accanto a loro ci sono circa 100 trilioni di detriti spaziali esauriti che possono causare seri problemi.

Anche se alcuni di questi prima o poi entrano nell'atmosfera terrestre e sono sufficienti, molti altri rimangono una potenziale minaccia.

Le drammatiche conseguenze della sindrome di Kessler:
Quando si verifica la sindrome di Kessler, può causare gravi interruzioni in molti ambiti della nostra vita. Una reazione a catena causata dai detriti spaziali potrebbe far cessare il funzionamento dei satelliti, il che avrebbe gravi conseguenze:
- a Internet,
- alla televisione
- per comunicazioni telefoniche,
- e il GPS
- e sistemi meteorologici.

Ciò rappresenterebbe un grave sconvolgimento per l’economia moderna e la vita quotidiana. Ad esempio, il collasso dei sistemi GPS avrebbe un enorme impatto sui trasporti e sulla logistica, mentre la perdita dei satelliti meteorologici metterebbe a repentaglio le previsioni meteorologiche, causando danni apocalittici in settori come l’agricoltura o la pesca. Inoltre, anche il guasto dei satelliti militari e di ricognizione comporta rischi per la sicurezza.

Possibili soluzioni:
Per evitare la sindrome di Kessler, gli scienziati e gli operatori dell’industria spaziale stanno valutando molte soluzioni. Nel loro studio del 2023, Amrith Mariappan e John L. Crassidis sottolineano che il riciclaggio dei detriti spaziali può essere una strategia sostenibile a lungo termine. Anche la deorbitazione dei veicoli spaziali, cioè il loro ritorno nell'atmosfera terrestre, è un'opzione, sebbene ciò possa causare problemi ambientali, come danni allo strato di ozono.

L’obiettivo dell’Agenzia spaziale europea (ESA) è diventare “space junk neutral” entro il 2030, cioè smettere di aumentare la quantità di detriti che circolano nello spazio. Inoltre, l’ESA ha fissato l’obiettivo di riciclare gli strumenti spaziali entro il 2050.
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