Il nuovo ministro della Sanità olandese Fleu Agema (PVV, Geert Wilders) ha recentemente espresso il rammarico di dover subordinare la sua politica sanitaria alle esigenze della NATO, contrariamente alle sue promesse elettorali. Ella spiega che gli obblighi del suo ufficio richiedono tale adeguamento.
Questa dichiarazione del Parlamento olandese, fatta dal medico Dr. Els Veen (che trovate qui) getta luce critica sulla governance della politica sanitaria.
Dott. Veen spiega in un articolo dettagliato che ora le è diventato chiaro il motivo per cui durante la pandemia del coronavirus sono state intraprese azioni così dure contro medici, manifestanti e altri critici.
Secondo lei, la cosiddetta “preparazione alla pandemia”non è tanto un progetto medico quanto più un progetto militare,cosa che in Germania è diventata chiara, tra l’altro, attraverso la guida temporanea dell’Istituto Robert Koch (RKI)da parte del generale della NATO Holtherm.
Scrive su X:
La politica olandese del Corona era motivata meno dalla salute che da ragioni militari ed era sotto la guida della NATO e del Coordinatore nazionale per l’antiterrorismo e la sicurezza (NCTV).
Misure come il lockdown e lo stretto controllo dei medici critici non perseguivano obiettivi sanitari, ma piuttosto strategici. Per me, ciò rappresenta una minaccia per la democrazia e la trasparenza, poiché il potere illimitato spetta ad autorità non elette come NCTV, il che mina gravemente la fiducia in uno Stato costituzionale.
Nei Paesi Bassi, la politica sanitaria è controllata dall’Ufficio del coordinatore nazionale per la sicurezza e l’antiterrorismo (NCTV), mentre il Ministro della Sanità agisce solo come organo esecutivo. Secondo le dichiarazioni, deve attuare misure come i blocchi specificati, indipendentemente da considerazioni di politica sanitaria o promesse elettorali. Questo legame tra politica sanitaria e controllo militare solleva interrogativi sull’indipendenza e sull’influenza delle organizzazioni internazionali sulla politica sanitaria nazionale.
“Si dice da tempo che il Covid-19 è meno un progetto puramente sanitario e più un progetto strategico con dimensioni militari. Dall’inizio della pandemia diversi esperti e analisti hanno sottolineato il forte legame con le strutture militari.
La stretta collaborazione con le autorità di sicurezza e di difesa nella lotta contro la pandemia – dall’applicazione di misure rigorose al controllo globale della popolazione – suggerisce che il Covid-19 venga trattato come una forma di “operazione militare”.
L’ esempio della leadership temporanea del Robert Koch Institute da parte del generale della NATO Holtherm illustra quanto profonda sia l’influenza degli attori militari sulle autorità sanitarie di vari paesi”.
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