Il World Economic Forum (WEF) ha presentato un programma per il 2025 chiamato “Collaboration for the Intelligent Age”, che si articola in cinque temi centrali: ricostruire la fiducia, reinventare la crescita, investire nelle persone, proteggere il pianeta e le industrie nella Smart Age.
A prima vista, sembra una visione positiva per un futuro più giusto e sostenibile. Ma uno sguardo più attento rivela collegamenti con l’ Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che sollevano interrogativi sugli obiettivi reali e sul possibile consolidamento del potere.
Agenda nascosta dietro argomenti ben suonanti
1: “Ricostruire la fiducia”
Il WEF sottolinea la necessità di ripristinare la fiducia tra Stati, imprese e società. Ciò si adatta agli obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare all’SDG 16 ( Pace, giustizia e istituzioni forti ), che richiede il rafforzamento delle strutture istituzionali e della coesione sociale.
Critica:
chi ha distrutto questa fiducia? Spesso sono gli stessi attori politici ed economici che ora si presentano come risolutori di problemi. Piuttosto che una vera riforma, questo potrebbe essere un tentativo di controllare la percezione pubblica e consolidare le strutture di potere esistenti con il pretesto della cooperazione.
2: “Reimagining Growth” – ripensare la crescita
L’idea di rendere la crescita economica sostenibile e inclusiva è direttamente correlata all’SDG 8 ( lavoro dignitoso e crescita economica ). Il WEF pone l’accento sull’innovazione tecnologica e sulle nuove fonti di crescita in un’economia globalizzata.
Critica:
invece di promuovere una reale giustizia sociale, la “nuova crescita” potrebbe in realtà portare le multinazionali e le élite economiche ad espandere il loro dominio attraverso l’accesso a tecnologie e mercati chiave. Ripensare la crescita non dovrebbe significare un’ulteriore centralizzazione del potere economico.
3: “Investire nelle persone” – Investire nelle persone
Istruzione, riqualificazione e sviluppo del capitale umano sono elementi centrali dell’Agenda 2030 (SDG 4 e SDG 8). Il WEF chiede investimenti nei lavoratori per renderli adatti al futuro dominato dalla tecnologia.
Critica:
il presunto sostegno dei lavoratori potrebbe in realtà servire ad adattarli alle esigenze delle multinazionali. Il controllo sui programmi di istruzione e riqualificazione da parte di attori privati rischia di rendere le persone dipendenti da queste strutture piuttosto che dargli scelte reali.
4: “Salvaguardare il Pianeta”
Il tema della sostenibilità è in linea con l’SDG 13 ( Azione per il clima ) e l’SDG 15 ( Vita sulla terra ). Il WEF mira a realizzare progressi attraverso partenariati innovativi e tecnologie all’avanguardia.
Critica:
La sostenibilità viene qui presentata soprattutto come un ambito economico da cui possono trarre vantaggio le grandi aziende. L’attenzione si concentra su soluzioni basate sulla tecnologia, mentre le cause profonde della crisi climatica – lo sfruttamento delle risorse, il consumo eccessivo o la militarizzazione – sono difficilmente discusse. Esiste il rischio che le misure di protezione del clima vengano utilizzate in modo improprio come strumento per l’economia e per controllare i cittadini.
5: “Industrie nell’era intelligente”
La trasformazione delle industrie attraverso l’intelligenza artificiale e l’automazione viene presentata come necessaria per raggiungere obiettivi a breve e lungo termine. Ciò è in linea con l’SDG 9 ( Industria, Innovazione e Infrastrutture ).
Critica:
La dimensione sociale di questa trasformazione è appena menzionata. L’automazione e l’intelligenza artificiale portano alla perdita di posti di lavoro e alla disuguaglianza sociale, che le misure proposte non affrontano adeguatamente. Invece, le aziende potrebbero espandere ulteriormente il controllo sulle industrie e utilizzare le innovazioni esclusivamente nel proprio interesse.
Collegamento all'Agenda 2030: uno strumento per chi detiene il potere anziché un progresso per i cittadini?
L’Agenda 2030 potrebbe ufficialmente puntare alla sostenibilità, alla giustizia sociale e alla cooperazione globale, ma il ruolo del WEF nella sua attuazione solleva interrogativi significativi. Poiché il WEF non è stato eletto da nessuno e tuttavia esercita un’influenza significativa sulle decisioni politiche ed economiche in tutto il mondo, è più uno strumento delle élite globali che uno strumento per gli interessi dei cittadini comuni.
Le misure proposte – dalla protezione del clima alla digitalizzazione fino alla crescita economica – sembrano mirare principalmente a garantire il potere e l’influenza di un piccolo gruppo privilegiato. Gli interessi della popolazione in generale vengono spesso affrontati solo simbolicamente o superficialmente, mentre le decisioni chiave vengono prese a porte chiuse da attori non eletti.
I critici sostengono che il WEF non è una piattaforma per il progresso per tutti, ma un meccanismo per centralizzare l’innovazione tecnologica e le risorse economiche nelle mani di pochi. Con il pretesto di “progresso”, il WEF potrebbe contribuire a rafforzare il controllo politico ed economico – a beneficio dei potenti e a scapito della partecipazione democratica.
Conclusione: collaborazione o espansione del potere?
Il programma WEF 2025 si adatta perfettamente all’Agenda 2030, ma resta la questione se si tratti veramente di giustizia e sostenibilità globali o se serva come strumento per concentrare potere e controllo nelle mani di pochi. I temi tanto belli nascondono i possibili rischi: crescente centralizzazione, dipendenza dalle multinazionali e soluzioni tecnologiche non accessibili a tutti.
La società dovrebbe chiedersi in modo critico se questi programmi soddisfano effettivamente i bisogni della maggioranza o se contribuiscono a cementare ulteriormente le disuguaglianze esistenti, il tutto sotto la bandiera della “collaborazione nell’era intelligente”.