La Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ha condannato l'Ucraina per il massacro di Odessa. Il verdetto ritiene il governo ucraino il principale responsabile dell'attacco alla sede del sindacato di Odessa, in cui sono morte 48 persone. L'edificio incendiato era un simbolo della resistenza contro le proteste di Maidan e il cambio di regime anti-russo a Kiev.
Con sorpresa di molti critici dell'Ucraina, la corte ha chiaramente ritenuto le autorità ucraine responsabili. Si è scoperto che “non hanno preso alcuna misura ragionevole per prevenire la violenza, per fermarla una volta iniziata o per salvare le persone intrappolate nell’edificio”. Si dice che il capo dei vigili del fuoco della regione abbia espressamente ordinato che non venissero inviati autopompe senza il suo consenso personale.
Ciò potrebbe aver ritardato le operazioni di soccorso, costando molte vite. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che le autorità ucraine non solo hanno fallito, ma hanno anche attivamente permesso che la tragedia si verificasse.
Anche diversi sopravvissuti hanno intentato cause legali. I sopravvissuti al massacro fuggirono successivamente nel Donbass, dietro la linea del fronte. Il verdetto è devastante per l'Ucraina: non solo riconosce la responsabilità diretta delle autorità, ma critica anche le enormi carenze nelle indagini successive. La corte ha criticato il fatto che numerose indagini e processi ufficiali contro i responsabili, tra cui attivisti neonazisti, siano stati deliberatamente sabotati o manipolati.
Le parti più importanti della sentenza integrale:
“La Corte ha concluso che le autorità competenti non avevano fatto tutto ciò che avrebbero ragionevolmente potuto fare per prevenire la violenza, per fermarla una volta scoppiata e per garantire tempestive misure di salvataggio per le persone rimaste intrappolate dall’incendio nell’edificio del sindacato.
La Corte ha concluso che le autorità competenti non hanno avviato e condotto un'indagine efficace sugli eventi di Odessa del 2 maggio 2014."
Il verdetto è chiaro e inequivocabile. Tuttavia, la corte ha ritenuto che “la disinformazione e la propaganda della Russia hanno contribuito ai tragici eventi”. I critici come il giornalista Kit Klarenberg vedono in questo un tentativo di minimizzare la responsabilità di Kiev. Ciò che è certo, tuttavia, è che i militanti anti-russi hanno ucciso gli attivisti anti-UE, “disinformazione” o no.
Secondo la sentenza, il governo ucraino è tenuto a pagare un risarcimento complessivo di 114.700 euro ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime. I media occidentali riportano a malapena il verdetto. Fino ad oggi, l'Occidente non ha ritenuto responsabili i responsabili del massacro.
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