L'anno del pensiero magico di Joan Didion

Lasciar andare i propri morti è la parte più difficile di un lutto, la guarigione passa attraverso la consapevolezza che non c’era nulla da fare per salvare la persona amata.

"L’anno del pensiero magico è un’elegia per la morte dell’amato e anche la storia di una donna che non si lascia andare, perché nello stesso anno in cui piange la morte del marito, Joan si trova a combattere per la vita della figlia Quintana, dentro e fuori gli ospedali. E allora il libro che nasce come riflessione sulla morte diventa alla fine un’affermazione di vita nonostante tutto, perché la vita vale la pena di essere vissuta, perché solo la vita può sconfiggere la morte."

Secondo me, la vita e la morte sono due cose inseparabili e tanto il loro arrivo incontrollabile. Per tutta la vita siamo stati preparati che un giorno la morte accadrà, ma quando ci sorprende, il nostro paradiso viene distrutto, non si vede più il futuro e non ci importa nemmeno cosa succederà a noi stessi. Perché non esiste più un "noi", ma solo un “io” e il resto rimane avvolto nei ricordi, in quello che si voleva ancora fare, che non si è detto e nelle paure di un domani.

Il dolore è insopportabile. Ci si sveglia all'improvviso, da soli nel grande letto e senza accorgerci chiamiamo la persona che ci manca. Risponde il silenzio, pesante e doloroso. La realtà della situazione ci lacera il cuore, l’anima intera e il futuro del nostro "Io" non ha alcun senso e non ci interessa piú. Non c’è più nemmeno il desiderio di aprire gli occhi al mattino, alzarsi e fare qualcosa perché ci manca la nostra sorgente di vita per tutte le nostre azioni. Se n’è andato per sempre, e con lui se n’è andato un grande pezzo del nostro "Io" e tutto ciò per cui valeva la pena di svegliarsi. Rimane solo il dolore, un grande vuoto e cresce la rabbia alla crudele vita e ingiustizia che la morte aveva scelto di venire proprio a casa nostra.

Abituarsi è difficile. All’inizio non osiamo nemmeno a toccare le cose della persona cara, perché, chissà, da un momento all’altro potrebbe anche tornare e gli serviranno. Dopo le conserviamo per la paura di dimenticarci anche solo per un instante di lui o di momenti straordinari passati in sua compagnia però, secondo me, nessun oggetto non può far tornare la persona che ci manca e non ci aiuta nemmeno a non dimenticarcene negli anni che seguono. Per alcuni, il tempo alla fine innebbia tutti i colori e i ricordi.

Ecco, io credo che una persona muore davvero quando non c’è più posto nel nostro cuore per lei e quando cominciamo davvero a dimenticarci che una volta faceva parte della nostra vita. Finché questo non succederà, sarà sempre con noi a darci il coraggio di continuare il nostro viaggio, di affrontare le situazioni difficili, di cambiare tutta la nostra rabbia e il dolore nell’amore alle persone che ancora fanno parte della nostra vita. Ci dà anche la forza per non rinunciare alla propria vita, ma anzi, per combattere ogni istante per i nostri figli e la loro felicità. Allora, finché sta acuciata nel nostro cuore, la persona morta non si puó dimenticare facilmente, quindi vive ogni instante insieme a noi.

Anche se è difficile e a volte sofferente, la vita è nello stesso tempo bellissima e il dono più grande che ci poteva capitare. Nonostante una nota triste di questo libro ve lo consiglio di leggere.


stella

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