samantha    es la sensación Triste
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Prostituzione con partita Iva.
Ecco perché la novità dell’Istat è pericolosa oltre che moralmente inaccettabile:
Sta facendo discutere la decisione dell’Istat di introdurre - a partire dallo scorso 1° aprile 2025 - un codice ATECO per quelle che da molta stampa progressista sono definite “sex worker”, ma che in realtà sono le persone che compiono “attività” - se così le si vuole, con una forzatura, definire - nell’ambito della #prostituzione.

L’ #istat, infatti, ha introdotto un nuovo codice nella classificazione delle #attività #economiche, con la dicitura "Servizi di incontro ed eventi simili". Questo codice comprende attività come quelle di accompagnatori e accompagnatrici (le cosiddette #escort), agenzie di incontro e matrimoniali, nonché la fornitura o organizzazione di #servizi #sessuali e la gestione di locali di prostituzione e consente a questi “lavoratori” (sic.) di aprire una Partita IVA.
(...)
La novità introdotta dall’Istat non implica una piena legalizzazione o regolamentazione della prostituzione come professione riconosciuta, ma è certamente una forte - e abbastanza indebita - spinta in tal senso.

Perché è una decisione assurda e pericolosa:
Non solo è una forte spinta verso una sorta di riconoscimento, ma è anche una scelta nei confronti di una “attività” che contrasta apertamente con la #dignità umana, con il bene comune e con ogni autentica visione della donna come persona da proteggere e promuovere e non da ridurre a mezzo di piacere o oggetto di #profitto. Ecco perché.

Innanzitutto la prostituzione non è un lavoro: è la mercificazione del corpo. Tassare e regolamentare la prostituzione significa accettare che il corpo umano sia oggetto di commercio. Lo Stato – che dovrebbe difendere la dignità di ogni persona – finisce così per #legittimare uno dei peggiori volti della cultura dello scarto, dove tutto può essere comprato, anche l’intimità.

Non si tutela chi è sfruttato: si aiuta chi sfrutta. La narrazione che presenta la prostituzione come “libera scelta” è una bugia colossale. Dietro la stragrande maggioranza dei casi ci sono tratta, coercizione, violenza, droga, povertà e ricatto. Formalizzare fiscalmente questa attività vuol dire dare strumenti legali a chi lucra sulla sofferenza altrui.

Messaggio diseducativo ai giovani: il corpo vale solo se venduto? Questa decisione istituzionale trasmette un messaggio devastante alle nuove generazioni, soprattutto alle ragazze più fragili: vendere il proprio corpo è un mestiere come un altro. Un’idea profondamente diseducativa, che mina le basi stesse dell’educazione affettiva, del rispetto e della relazione.

Lo Stato tradisce la sua missione. Lo Stato – secondo la nostra Costituzione – dovrebbe promuovere le condizioni per una vita pienamente umana, tutelare la donna e prevenire ogni forma di violenza. Legalizzare sotto banco la prostituzione significa rinnegare la propria vocazione a servizio della persona per trasformarsi in complice della sua umiliazione.

Invece di aiutare a uscire, si accetta di incatenare. Ciò che serve non sono codici fiscali, ma percorsi concreti per aiutare queste #donne a uscire dal giro della prostituzione. Serve una rete di sostegno, educazione, lavoro vero, aiuto psicologico, accompagnamento sociale. Lo Stato, invece, sceglie la via più facile e più vile: voltarsi dall’altra parte e incassare denaro.
https://www.provitaefamiglia.i....t/blog/prostituzione

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