Da una parte quello di Mia (figlia), dall’altra quello di Giulia (madre). Una madre e una figlia che non riescono a parlarsi, che si scrutano da lontano, immobilizzate nel loro “essere di legno”. Due donne apparentemente sicure delle proprie scelte, così vicine eppure così distanti, così convinte che vivere secondo teoremi precisi sia l’unica soluzione per non far scalfire la corteccia del proprio io, che finiscono per non riuscire neanche a parlarsi.
Si dice che il foglio di carta possa sopportare tutto, anche i nostri segreti e pensieri più nascosti.
Quello che non riusciamo a dire alle persone, guardandole negli occhi, viene fuori davanti un semplice foglio di carta, che non ci guarda, non ci critica, permettendoci cosí di svuotare più facilmente i turbamenti che soffocano il nostro cuore. Davanti ad un foglio di carta siamo anche più onesti, perché facciamo i conti con noi stessi e solamente con noi. La carta è il miglior ascoltatore che ci sia, perché sa stare in silenzio e perchè è pronta a ricevere ed accogliere i nostri sfoghi.
In questo libro troviamo due donne, madre e figlia, unite sotto lo stesso tetto, ma divise in tutto. Le due donne, nonostante vivano insieme, non si parlano, si vedono poco, ma sopratutto soffrono entrambe di questa distanza, pur non capendone la causa e l'origine, non trovano mai un punto d’incontro né alcuna voglia di confrontarsi e parlarne. Intanto il tempo passa e il dolore e il distacco aumentano.
Il problema lo risolve un diario, scritto a cuore aperto dalla madre. In queste pagine svuota il suo cuore, racconta la sua infanzia, la sofferenza e tutto ciò che di brutto e bello l'ha soffocata per anni, compreso tutto l’amore che ha per la figlia, sino a giudicare se stessa per il comportamento tenuto e per il tempo perduto. Lascia quindi che la figlia lo legga, mentre lei resta in attesa del suo gudizio. Meglio così che non fare proprio niente.
Questo è una storia come tante che è facile ritrovare nella vita reale, dove i genitori, spesso troppo occupati con il lavoro e mille problemi quotidiani, mancano di trovare il tempo per ascoltare i propri figli, di consultarli nei loro problemi e di essere sempre presenti quando ne hanno bisogno, allontanandosi di fatto da loro. I nostri figli sono come piccole piante e necessitano di tanta cura perchè crescano bene, altrimenti oltre che crescere male, saranno facile preda delle "erbe cattive" di cui il mondo è pieno.
Il libro che vi propongo oggi ci regala un esempio sul quale riflettere per farne tesoro e trarne magari un aiuto per tornare a guardare il proprio mondo con gli occhi aperti di chi vuole ascoltare e non vuole riempirsi il cuore di affanni.
Non siate di legno, per non ritrovarvi domani a guardare negli occhi vostro figlio, ormai adulto, e scoprirlo pieno di pregiudizi nei vostri confronti. Se non siete capaci di parlare con i propri figli, oltre a quando li sgridate, prendete un foglio di carta e una matita e scrivete, almeno un bigliettino attaccato sul frigorifero, che gli volete bene. Sarà sempre meglio che, una volta cresciuti, ritrovarsi a pensare, con ansia, al tanto, troppo tempo perduto dietro di voi.
Libro da non perdere! Buona lettura.
Alcuni citati dal libro:
- "Il legno sembra fermo, ma è sottoposto a pressioni interne che lentamente lo spaccano. La ceramica si rompe, fa subito mostra dei suoi cocci rotti. Il legno no, finché può nasconde, si lascia torturare ma non confessa. Io sono di legno."
- “Puoi camminare guardandoti i piedi e allora, è raro, ma potrai inciampare lo stesso; di sicuro perderai un tramonto che si spegne davanti a te, i disegni di uno stormo di uccelli sulla tua testa. Oppure puoi camminare guardandoti attorno, quasi sicuramente inciamperai, però avrai raccolto i regali della terra.”
PDF del libro
Io sono di legno di Giulia Carcasi