Durante il TGR Lazio, il medico responsabile del Centro long covid INI Città Bianca aveva asserito che tipologia di vaccino e numero di dosi incidessero sui sintomi rientranti nel long covid.
Testuale: "Eh eh, dobbiamo dire che il long covid in un paziente vaccinato sicuramente ha una pertinenza, un impatto maggiore, rispetto a chi non lo è".
In questa intervista il dott. Fernando Lunedi, responsabile Centro Long Covid (INI Città Bianca), afferma che il Long Covid è associato alla tipologia di vaccino che è stata fatta al paziente, a quante dosi sono state fatte e con quale frequenza.
TgR:
"Ma chi ha avuto il vaccino e chi non l’ha avuto fa differenza per il Long Covid?"
Medico:
"Sicuramente è una sindrome che va distinta, senza mettere una bandierina di necessità, dobbiamo dire che il Long Covid in un paziente vaccinato sicuramente ha una pertinenza maggiore rispetto a un paziente che non lo è."
TgR:
"Cioè? Un impatto maggiore?"
Medico:
"Esatto."
Intervista rimossa da Rainews web-archiveperché il medico aveva detto la verità sul "LONG-COVID"
Dal sito di RaiNews la pagina non è più disponibile
Ah, dopo intervista ha fatto delle "precisazioni"!
Prontamente è arrivata la "precisazione" attraverso un'intervista pubblicata sul sito del gruppo sanitario per cui lavora.
Fernando Lunedì specifica di essere convintamente vaccinato, che vaccino e presidi sanitari siano stati determinanti nel contrasto al covid e che - al contrario - il vaccino ha avuto un'azione curativa sui pazienti affetti da long covid.
Suggeriamo di leggere l'intervista che trovate qui. Ne viene fuori una pesante sconfessione dell'intervento al tg attraverso forzature abnormi e paradossali.
Il Dr. FernandoLunèdi precisa le sue affermazioni sul Long Covid
A seguito di alcune osservazioni e richieste di approfondimento che ci sono pervenute in questi giorni abbiamo ritenuto opportuno intervistare il Dott. Fernando Lunedi per consentirgli, con il dovuto spazio di argomentazione, un utile chiarimento in merito alle sue posizioni sul #LongCovid.
Dottor Lunedi, Come e quando nasce l’attività del Centro Long Coviddi Città Bianca?
L’esperienza del centro per la cura long covid nasce a febbraio 2021, inizialmente come appendice del reparto di Medicina Covid per acuti per la gestione delle sequele soprattutto respiratorie e neurologiche dei pazienti ricoverati: un ambulatorio integrato post covid (AIPC) dedicato alla cura dei pazienti recentemente ricoverati e poi dimessi.
Una mole di pazienti significativa da cui è iniziata un’attività di analisi
Certamente. Nel tempo l’ambulatorio si è trasformato per impatto e per necessità da ambulatorio post covid ad ambulatorio per la cura del Long Covid dove la percentuale dei dimessi da reparto diminuivano per via della diminuzione dei ricoveri e a fare richiesta di visite erano pazienti mai fino a quel momento visti in ospedale nè a reparto, ma che sviluppavano sintomi duraturi nonostante l’infezione fosse decorsa in modo paucisintomatica o addirittura senza sintomi presso il loro domicilio, e non trovavano apparente soluzione al problema.
Può spiegarci meglio il percorso clinico che ogni paziente ha effettuato all’ambulatorio long covid?
Ogni paziente è sottoposto a triage previsita e viene sottoposto ad attenta anamnesi clinica farmacologica e vaccinale con particolare attenzione al periodo in cui si è risultati positivi al virus covid19 e quante volte si è contratta l’infezione. Si somministra un questionario anamnestico e sintomatologico. Per ciascuno poi si richiedono specifici esami e se confermata la diagnosi per ciascuno si progetta un piano di cure cucito sulla propria malattia. Ormai infatti, come da recenti articoli su JAMA, si è soliti parlare di long covid come sindrome di sindromi e spesso mi è capitato di sintetizzare che, per la nostra esperienza, esistono tanti long covid quanti sono i pazienti.
Come sono stati raccolti i dati e su che parametri sono stati aggregate le informazioni raccolte?
I parametri dei triage, i questionari somministrati ad ogni prima visita e i punteggi di gravità assegnati in sede dell’esame clinico sulla base dei parametri di percezione di malattia e di invalidità misurati con le più comuni scale internazionali sono stati raccolti con uno spirito di studio e di aiuto a comprendere un’entità nosologica che all’inizio sembrava poco accettata ma che a mano a mano è divenuta un’emergenza di cui prendersi cura e sono stati inseriti in un database statistico che ha contato circa 3000 pazienti in quasi 30 mesi di lavoro.
Suggeriamo di leggere l'intervista che trovate qui.