Da mesi in Sardegna sono in corso intense proteste contro le turbine eoliche previste in aree agricole. “Dietro la facciata verde delle energie rinnovabili si nasconde una speculazione economica che sta distruggendo l'ambiente”, affermano i manifestanti, secondo quanto riportato dal Corriere dell'italianità.
In una regione sono stati presentati per l'approvazione 860 progetti per la costruzione di nuovi parchi eolici. In ogni caso, ciò significherebbe la costruzione di turbine eoliche alte 240 metri e poggianti su fondamenta in cemento armato, più grandi di mezzo campo da calcio per ogni turbina eolica.
Secondo i manifestanti, queste centrali eoliche, dichiarate apparentemente come misure ambientali, non solo non tutelano in alcun modo il patrimonio paesaggistico, ma hanno già causato danni ambientali irreparabili. Nell' entroterra cagliaritano, alcuni cittadini hanno quindi dato vita alla “rivolta degli ulivi”, un'azione comunitaria spontanea, piantando ulivi e altre piante proprio nei punti in cui i terreni agricoli sarebbero stati espropriati per la costruzione dei parchi eolici.
Considerata da molti una “speculazione energetica”. Una petizione è stata firmata da 10.000 persone in pochi giorni. Il punto è che la popolazione sarda non è disposta ad accettare né le dubbie turbine eoliche, né lo scempio ambientale che ne deriva, né il profitto nascosto.
Il nostro „Dossier sulle turbine eoliche” guardabile con i sottotitoli italiani generati automaticamente fornisce una dimostrazione fondata di quanto la resistenza sia giustificata e importante.