Maria Rita Gismondo: Vaccini per sterminare

Non posso accettare la teoria ma neppure escluderla.

Professoressa e dottoressa Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze presso l’Ospedale Sacco di Milano.
Intervista alla Gismondo
Professoressa, tre anni fa ha dato alle stampe “Ombre allo specchio. Bioterrorismo infodemia e il futuro dopo la crisi” (Prima edizione La nave di Teseo 2020), ha raccontato in questo libro gli antefatti, la gestione e l’eredità dell’epidemia di Covid-19. “Un libro che parla di errori e di successi, di difficoltà e solidarietà, del passato ma soprattutto del futuro. A partire da quello che sappiamo, e da quello che possiamo solo ipotizzare, degli eventi che abbiamo vissuto, che hanno cambiato il mondo e il nostro modo di vederlo. L’autrice disegna un quadro preciso in cui si denunciano incompetenze e inadeguatezze, si sottolineano le scelte vincenti e i rischi meno conosciuti, come quello del bioterrorismo, e si fanno proposte per non arrivare impreparati alla prossima emergenza (…)”. Qual è secondo lei l’aspetto più importante di questo testo, e oggi cosa può ancora offrire?

Questo libro è stato scritto nella primissima fase della pandemia, ed era disponibile ai lettori già nel luglio 2020. La mia soddisfazione, a riprova che è stato scritto in scienza e coscienza, sta nel fatto che quasi tutto ciò che ho scritto si è avverato. Si è avverato il fatto che ci sarebbe stata tantissima confusione mediatica infatti sono stata la prima a denunciare la mancanza di un piano pandemico aggiornato; il libro contiene l’elenco di tutti coloro che se ne sarebbero dovuti occupare e non lo hanno fatto. Questo è a mio avviso l’elemento più importante, che tuttavia non è stato preso in considerazione da chi di dovere. Poi si dice anche, che non avremmo mai avuto un vaccino capace di proteggerci dall’infezione dovuta al Sars-CoV2, in quanto virus a mRNA dunque velocemente mutevole. I medici e ricercatori professionisti nel campo della scienza medica non potevano non saperlo, ma naturalmente non lo dicevano. Se quindi tre anni fa questo libro si poteva leggere come ipotesi su cosa sarebbe potuto accadere, oggi si può leggere come storia di quello che è accaduto. Il saggio offre anche molti spunti di riflessione sulle misure da prendere per il domani, perché parla di tutta quella dimensione internazionale sconfitta dai fatti e di tutti gli enti internazionali che hanno fallito nel loro obiettivo, come l’OMS.

A proposito di OMS. Il rapporto tra politica e sanità, quella che Foucault chiamava biopolitica, è oggi sempre più stretto, vincolante, legato anche all’emergenza ambientale (virus e batteri che in condizioni ambientali e climatiche estreme sarebbero facilitati ad emergere) e perpetrato anche attraverso i nuovi obiettivi dell’OMS. Lo dimostra in maniera lampante l’accordo tra OMS e UE per l’identità digitale che assicurerebbe la sicurezza degli spostamenti. Peccato che abbiamo visto come il Green Pass abbia fallito dal punto di vista sanitario e anche sociale.

Personalmente sono a qualsiasi identità digitale e documenti di questo tipo, i quali mi fanno ricordare a schedature eseguite nei momenti oscuri della storia più recente. Credo anche che nessuna identità digitale possa fermare la circolazione dei patogeni, che di certo non si fanno controllare alle frontiere. Il pericolo è invece quello umano: che ci possa essere qualcuno in malafede pronto a strumentalizzare questo tipo di documentazione. Grandi piani di prevenzione in un mondo globalizzato a spostamenti rapidi e costanti devono esserci, ma non è questo il modo.

Una importante premessa. Quando è stata ospite negli studi del programma televisivo “Fuori dal Coro”, (6 settembre 2022) ha svelato a Giordano e ai suoi ospiti in studio che il primo approccio tentato per curare il Covid l’ha portata anche a utilizzare antinfiammatori. Ma c”è stato chi l’ha invitata a non parlarne, per motivi etici. Come sottolineato da lei stessa “il medico in una patologia quasi sconosciuta non poteva avere l’approccio etico che si deve dare, ovvero, tentare l’impossibile per salvare il proprio paziente”, ma lei è stata chiara: “Io ho curato dei miei amici con degli antinfiammatori, e un collega in ospedale mi ha detto di non dirlo a nessuno“. Ha anche puntato il dito contro quei bollettini che comunicavano “dati fuorvianti e irreali”.

Lei si è sempre dimostrata una personalità scientifica misurata e sobria, ha anche dichiarato su La7 che “La comunicazione su questo vaccino è stata terribile, abbiamo creato confusione e sfiducia nelle istituzioni, la gente si è sentita presa in giro. Avremmo dovuto dire: questo vaccino non lo conosciamo a fondo ma vale la pena tentare con ottocento morti al giorno in terapia intensiva”. La domanda è dunque: queste morti non si sarebbero potute evitare (ammesso siano state davvero tali, dato che lei stessa ha dubbi anche sui bollettini), spesso con l’uso di quegli antinfiammatori che lei stessa ha dichiarato di aver utilizzato? Insomma ci si curava con gli antinfiammatori o si moriva in ottocento al giorno?

Grazie per la domanda, è complessa e mirata. Innanzitutto occorre dire che anche se i bollettini erano imprecisi anche per metodo con cui ottenevano i loro dati statistici, i morti c’erano eccome. Bisogna poi fare una distinzione: gli antinfiammatori sono una terapia a seguito del palesarsi della patologia, mentre i vaccini sono un prodotto preventivo, che, come nel caso del Covid, l’aggravarsi della patologia. La mia critica è stata questa: la sfera politica ha privato il medico del suo diritto e dovere di svolgere la professione e curare in scienza e coscienza con i metodi e i farmaci che più riteneva idonei. Il medico deve scegliere davanti ad ogni singolo paziente, il quale non è mai uguale ad un altro, i medicinali che maggiormente assicurano il successo terapeutico. Il fatto che qualcuno dall’alto imponga di non usare determinati farmaci non si era mai visto se non per farmaci dichiaratamente tossici. Ma gli antinfiammatori, in una malattia come quella Covid – che è sostanzialmente una grande e violenta infiammazione – è assurdo proibirli. E invece sono stati sconsigliati con tale veemenza che i medici che hanno adottato tale soluzione sono stati perfino richiamati dall’Ordine. Questo è assurdo. Torniamo al vaccino. Noi avremmo potuto utilizzare vaccini cosiddetti tradizionali, quindi non a tecnologia mRNA, e francamente è quello che avrei auspicato anche io. Ma anche qui l’apparato medico è stato messo alle strette e ci è stata resa disponibile solo la tipologia di vaccino mRNA. E’ a livello internazionale che è stata dettata la scelta di prendere la strada esclusiva dei vaccini a mRNA, i quali si conoscono da poco tempo. Se io fossi stata ai vertici decisionali avrei optato per un vaccino classico ossia con effetti collaterali ampiamente conosciuti, ma dato che questo non ci è stato permesso, così per evitare il peggio ci siamo dovuti “accontentare” di questi vaccini meno conosciuti nei loro eventuali effetti avversi. Dovevamo vaccinarci per quegli ottocento decessi al giorno, questo è certo, ma si doveva valutare meglio con quale tipo di prodotto, già ampiamente sperimentato e conosciuto. Io credo che al di là della motivazione per cui si è scelta questa tecnica vaccinale, quello che la comunità scientifica deve fare -e in larga parte non sta facendo- sia lo studio sistematico e puntuale degli effetti a lungo termine di questi vaccini. Qualsiasi sia la genesi di quanto successo, noi stiamo sprecando la preziosa e drammatica esperienza che ci è accaduta. Miliardi di persone hanno assunto un nuovo vaccino, cosa aspettiamo a monitorare cosa accade in questi organismi? E’ un’occasione scientifica e medica irripetibile. C’è un documento dell’FDA di una decina di anni fa che afferma che il futuro dei vaccini (anche contro tumori e malattie genetiche) saranno quelli a mRNA, ma aggiunge anche che prima di essere usati su larga scala ci vorranno dai 10 ai 30 anni di studi, perché si sta lavorando con acidi nucleici, molecole che in rarissimi casi potrebbero integrarsi e codificare molecole e sostanze non ottimali per il corpo. Un’ipotesi forse recondita, ma che abbiamo il dovere di conoscere a fondo prima di somministrare tali prodotti a gran parte dell’umanità del pianeta.

Vaccini semi sconosciuti, antinfiammatori proibiti, studi mai eseguiti; tutto questo è assurdo se si pensa che l’obiettivo fosse guarire la popolazione, ma non se si pensa che gli scopi fossero altri. Queste e molte altre incongruenze hanno portato la popolazione a dubitare fortemente di quello che i principali media dicono sia accaduto dal 2019. Sa che molti cittadini pensano che ci sia stato un piano di sterminio dietro la vaccinazione di massa? Non parliamo di una manciata di “disadattati”, ma di migliaia e migliaia di cittadini, riuniti anche in comitati e associazioni, che hanno un’altra visione paradigmatica coerente di quello che è accaduto dal 2019. In questi anni tremendi c’è stato un mix tragico tra ipnosi collettiva, paura della morte, esaltazione di massa da messia salvifico in molti medici o… una volontà anti umana, dietro quello che è accaduto?

La domanda è lecita ma rispondere è praticamente impossibile. Da ormai 35 anni sono una ricercatrice, dunque per deformazione professionale, ma anche per vocazione ed indole, non accetto nulla e non escludo d’altro canto nulla, in maniera dogmatica. Questo vuol dire che non si devono chiudere gli occhi davanti a nessuna ipotesi, e così che nessuna ipotesi va accettata senza prove ed elementi che suffraghino una certa teoria. Non mi sento quindi di respingere queste teorie, anche se estreme, ma anche non accettarle solo basandomi su prove non documentate. Devo però anche notare che la storia umana ci racconta come ci siano sempre stati movimenti cospirazionisti in qualsiasi situazione di pericolo e panico. Del resto devo ammettere che il fatto che ci sia stata una grande operazione ipnotica e una voglia di reprimere con la paura e creare panico nella collettività. E non è da escludere che accadrà di nuovo, dati i recenti allarmi su “nuove varianti”. C’è stata una pressione psicologica, una inibizione dell’uso della medicina libera, ma la causa è a mio avviso al momento ignota. Ciascuno ha quindi la propria ipotesi. Un test di massa? Un grande business? Una risposta goffa ma in buona fede ad un virus sconosciuto? La verità è che non abbiamo le prove per abbracciare una tesi generale e completa sui fatti avvenuti.

Il triste fenomeno delle morti improvvise nei bambini da 0 a 14 anni sta drammaticamente aumentando. Il 3 agosto in concomitanza con il consiglio regionale che si è tenuto a L’Aquila è iniziata una manifestazione ad oltranza, chiamata: “malori improvvisi chiediamo giustizia ”. Ha sentito parlare di questo fenomeno?

Certamente, purtroppo, e non solo in Abruzzo. Questo fenomeno, come l’incremento di leucemie infantili e diversi tumori anche negli adulti (denunciato da diversi e preparati oncologi e non da me), deve essere studiato. La causa può trovarsi nelle condizioni ambientali come negli effetti a lungo termine del vaccino, niente può essere escluso prima degli studi. E nulla deve essere temuto da ricercatori e medici in buona fede e con la coscienza pulita. Abbiamo il dovere di indagare, ma non si sta facendo; si mette tutto a tacere per paura di inficiare l’idea quasi magica di questo vaccino. Potremmo dire che l’unico avversario della vera scienza è la paura. Sì, e la paura crea pregiudizi. Non dobbiamo avere pregiudizi contro questi nuovi vaccini ma neppure paura di guardare in faccia la verità se essi dovessero aver provocato effetti nefasti. Lo scienziato deve essere sempre in qualche modo un eretico.
Giulia Bertotto
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