La diga fu progettata dall'ingegnere italiano Carlo Semenza negli anni '20, tuttavia, dati i disordini politici e sociali durante la dittatura di Mussolini, il progetto non fu approvato fino al 1943. La diga del Vajont si trova sul fiume Vajont, un affluente del fiume Piave, appena a monte di Longarone, nel nord-est dell'Italia.
La diga del Vajont è una diga a doppia curva e ad arco sottile situata che fu completata nel 1961 e all'epoca era una delle dighe più alte del mondo. È stata costruita come parte di una vasta rete di dighe, centrali elettriche e tunnel per la produzione di energia idroelettrica. La diga fu costruita tra il 1957 e il 1960 dalla Società Adriatica di Elettricità (SADE) e fu poi nazionalizzata nel 1962, passando sotto il controllo dell'ENEL, il Ministero dei Lavori Pubblici italiano.
Il Disastro
"Un boato e il tetto non c'era più" - raccontano le testimonianze ad Erto e Casso di chi quella sera di ottobre del 1963 vide cambiata per sempre la propria vita.
Il 9 ottobre 1963, alle 22:39, si verificò un'enorme frana presso la Diga del Vajont, provocando un megatsunami che travolse la diga con un'onda alta 250 metri. La frana ne conteneva 260 milioni di metri cubi di roccia, bosco e detriti che scivolarono tra i 60 e i 100 km orari e in meno di 30 secondi raggiunsero il lago provocando un violentissimo movimento delle acque.
L'impatto generò un'onda di 25 milioni di metri cubi che superò la diga, si divise in più direzioni e piombò nel fondo valle. La frana ha spostato il bacino artificiale del Vajont provocando forti scosse di terremoto registrate fino a Vienna e Bruxelles. L'onda ha distrutto diversi villaggi e città a valle e in pochi minuti 1.910 persone vennero uccise e intere comunità cancellate dalla faccia della terra. Nonostante le enormi forze coinvolte, la diga stessa ha subito pochi danni. L'acqua ha lambito leggermente il crinale, ma la diga stessa ha resistito ed è rimasta in piedi fino ai giorni nostri.
60 anni dopo, quel distacco dal monte Toc rimane la frana più studiata al mondo.
Oltre le vite spezzate, i soccorsi e i giornalisti hanno trovato l’immane dolore dei parenti e dei sopravvissuti, la sconvolgente devastazione del territorio, i tormenti delle comunità colpite. Nella valle del Piave, in mezzo al fango e alle macerie, c'erano i parenti disperati, che cercavano i corpi e gli averi dei propri familiari. Non sempre li hanno trovati. La disperazione e il tormento, le scene drammatiche, i soccorsi che scavano si possono vedere in molte foto scattate nelle prime ore dopo il disastro. Oggi queste foto rappresentano la testimonianza di una tragedia che avrebbe potuto essere evitata.
La diga del Vajont è ancora oggi in disuso e il suo bacino funge da memoriale per le vittime.
Tuttavia, la storia della tragedia del Vajont non inizia però quella sera, ma molti anni prima: tante morti e distruzioni potevano e dovevano essere evitate.
Il disastro è stato causato da una combinazione di instabilità geologica, misure di sicurezza inadeguate e negligenza da parte delle autorità. Segnalazioni e prove del dissesto geologico del Monte Toc, sul versante meridionale del bacino, sono state occultate dall'ENEL e dal governo italiano. Hanno ignorato le conoscenze locali e i primi segnali di allarme, tra cui piccole frane e terremoti nella zona. Nascosero alla popolazione i pericoli tutto nel nome del profitto. Inoltre la diga è stata riempita oltre le norme di sicurezza, contribuendo ulteriormente al disastro.
Ci vollero anni, e un lungo e travagliato processo, per dimostrare che chi sapeva del rischio minimizzò e nascose. Il disastro poi si trascinò dietro altri disastri, con lo scandalo dei risarcimenti. Fu insomma, come disse qualcuno, il genocidio della povera gente.
Anche le Nazioni Unite hanno descritto la tragedia del Vajont come il primo di 10 eventi disastrosi causati dalla scarsa comprensione delle scienze della terra e del fallimento di ingegneri e geologi.
Oggi il Vajont è il simbolo della catastrofe che si doveva e poteva evitare. Non un fenomeno naturale, ma una tragedia, una delle tante, provocate dall'uomo.