Secondo Filippo Anelli, “il medico non può essere additato come responsabile di effetti indesiderati collegati ipoteticamente a quella dose e che non possono in nessun modo essere collegati alla modalità con cui ha fatto l’iniezione o ha affiancato l’infermiere che materialmente l’ha eseguita”. A suo dire, “in questa fase è indispensabile uno scudo penale che consenta ai vaccinatori di continuare a partecipare alla campagna di immunizzazione senza il rischio di ritrovare il loro nome nel registro degli indagati, di finire sui giornali e di vivere lo stress di doversi difendere da un’accusa che non sta né in cielo né in terra.
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